Capitolo IX
Libere escursioni in campo indiepop, dischi e gruppi dimenticati ed altro ancora.
Back from the start: la storia di Peter Astor, dai Loft ai Loft.
Gironzolavo per i profili musicali di myspace, come accade molto spesso ultimamente (statene lontani, é una droga pericolosissima). Saltellando di link in link mi sono ritrovato nella pagina dedicata ai Loft, gloriosi prime movers della scena pop inglese degli eighties. Mi aspettavo un sano tuffo nel passato, riascoltando qualche vecchio classico. Grande é stata la mia sorpresa nello scoprire che, oltre vent'anni dopo il loro scioglimento, i Loft sono di nuovo in pista. Girano di nuovo in tour, hanno un singolo fuori e stanno preparando un disco nuovo. L'ho ascoltato il singolo, e mi ha piacevolmente colpito. Non suona affatto come la solita reunion di reduci imbolsiti e fuori dal tempo, intenti a raccogliere le ultime briciole di un successo ormai andato (forse anche perchà© il successo lo hanno soltanto sfiorato), ha piuttosto la forza tranquilla, con la sua elettricità temperata e il songwriting maturo, degli ultimi Go-Betweens (ciao, Grant!). Bene, mi sono detto, quale migliore occasione per celebrare il buon
Peter Astor, antieroe pop, tanto talentuoso quanto poco baciato dalla fama che avrebbe meritato?
La storia ha inizio a Londra nei primi anni 80. Peter Astor é un giovane di belle speranze, innamorato della New York dei Velvet e dei Television e attento ai fermenti che arrivano dalla Scozia di Joseph K e della Postcard Records. Forma una band col batterista Dave Morgan, il chitarrista Andy Strickland e il bassista Bill Prince e la chiama Living Room. Poi, scoperta l'esistenza di un club dallo stesso nome, i Living Room diventano
The Loft. Lì in quel locale, gestito da un ambizioso rosso scozzese chiamato Alan McGee, finiscono per suonarci spesso. E quando il buon McGee decide di fondare una indie label e da il via all'epopea Creation Astor e soci sono tra i primi ad incidere. Il primo singolo, Why Does The Rain, affilata ballata velvettiana, fa subito il botto e mette i Loft tra i nomi da seguire. Ma iniziano a farsi sentire le tensioni e i contrasti sulla direzione da seguire tra Astor e Morgan da una parte e Strickland e Prince dall'altra. Esce il secondo singolo, che contiene due memorabili cavalcate elettriche come Up The Hill And Down The Slope e Your Door Shines Like Gold. I Loft sono pronti per sfondare, ma le contraddizioni interne arrivano al punto di non ritorno, con un memorabile split annunciato in maniera drammatica durante uno show all'Hammersmith Palais. E così finisce la loro avventura, senza avere ancora avuto il tempo di incidere un lp (che arriverà postumo, nell'89, per la solita Creation).
Liquidati Strickland e Prince, arruolati un nuovo bassista, il lungocrinito Grenwood Goulding, e un nuovo chitarrista ritmico, Oisin Little, Astor é pronto a ripartire con una nuova ragione sociale,
Weather Prophets.Dopo un paio di singoli su Creation come Almost Prayed e Naked As The Day You Were Born il suo nome é ancora più caldo per cui McGee non ha problemi a trovargli un ingaggio con la Elevation, sussidiaria del colosso WEA. I sogni di gloria di Peter Astor sembrano finalmente avverarsi. In effetti il debutto Mayflower del 1987, al di là di una produzione forse un po' troppo laccata, é un classico del pop britannico degli eighties, con canzoni memorabili come Almost Prayed, Why Does The Rain, She Comes From The Rain, The Key To My Love Is Green. Ma i risultati economici non sono all'altezza e la Elevation li scarica senza starci a pensare troppo. La sfiducia che sale, unita ad uno stile di vita molto rock'n'roll, pure troppo (una mia amica é stata testimone diretta della quantità industriale di lsd che consumavano in quegli anni), creano i presupposti per lo sfaldamento della band. Che pure dal vivo sapeva essere un'autentica macchina da guerra, come potei constatare in un fantastico festival dalle mie parti (l'aneddotica racconta, sempre a proposito di rock'n'roll lifestyle, di un Jeffrey Lee Pierce buonanima salvato dall'annegamento durante un bagno notturno dall'intervento dei Weather Prophets in pattino. Leggende metropolitane? Può darsi). Esce il secondo disco per la Creation, Judges, Juries & Horsemen del 1988, con un budget limitato perchà© McGee stava concentrando le sue energie sugli House OF Love. Ne viene fuori un disco confuso e contraddittorio, acido e cattivo, ma la sapienza melodica di Astor riesce a tirare fuori un paio di gioielli come Always The Light e Never Been As Good. E' la fine dell'esperienza Weather Prophets. Esce ancora una raccolta di demo e singoli, Temperance Hotel. Morgan e Goulding formano i Rockingbirds, mediocre band country rock Astor prosegue da solo.
Quello che viene dopo é un lento ma inesorabile crepuscolo. Quattro dischi nei primi 90 ispirati ad un songwriting maturo ma sempre meno incisivo col passare degli anni. Un periodo di eclisse. La folgorazione (come altri della sua generazione, da Momus a Trashmonk) per l'elettronica e il lo-fi. Il ritorno, in posizione assolutamente defilata, con sigle come Ellis Island Sound e (soprattutto) Wisdom Of Harry, con una manciata di dischi strani, confusi ma ricchi di spunti interessanti. Poi l'anno scorso di nuovo un disco a nome Peter Astor, in cui a tratti si rivive l'antica magia. E ora il ritorno da dove tutto era cominciato. Play it again, Peter.
Gabriele Marramà
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