"Perchè, esistono 100 dischi indiepop?"
La domanda, affiorata sulle labbra di un esponente di spicco
della redazione, avrebbe potuto porre una prematura lapide
sul progetto, ma no, non doveva andare così. Ed eccoci dunque
alla famigerata "
lista dei 100", aspirazione più o
meno segreta di ogni webzine, che con un certo orgoglio paterno
siamo qui a presentarvi.
Alla resa dei conti i dischi indiepop (meritevoli di menzione)
si sono rivelati molti di più, tanto da costringerci a dolorose
esclusioni. E allora diciamo che nonostante l'altisonante
presentazione la nostra lista - come ogni lista - è opinabile,
e ha lo scopo principale di indicare una strada ai tanti che
ci scrivono chiedendoci da dove cominciare a costruirsi una
minima discografia indiepop. Ma serve anche a celebrare tante
esperienze indipendenti di questi ultimi 20 anni e il complesso
di una scena che a dispetto dello scarso interesse mediatico
è riuscita a ritagliarsi i suoi spazi tra le maglie della
rete sino al cuore di migliaia di persone; una scena usa ad
autocelebrazioni, in cui cui la maggior parte delle band sceglie
come nome il titolo di una canzone di un'altra band (da "The
Boy Hairdresser" a "Red Sleeping Beauty", gli esempi sono
innumerevoli) e alla quale abbiamo reso costante servigio
in oltre tre anni di attività . Ovviamente si celebrano anche
le radici di questa illogica ezine; quindi c'è un po' di shoegaze,
un accenno di dream-pop ma una caterva di C86; c'è tanta Sarah
e meno Creation, ci sono dischi postumi e dischi bistrattati,
mancano Oasis e Blur ma di certo non i Sea Urchins. Fedeli
al motto "
l'indiepop è uno stato dell'anima" abbiamo
incluso con nonchalance dischi usciti su etichetta major,
ma solo quando non potevamo farne a meno (ce la vedreste una
lista indiepop senza i They Might Be Giants?).
Prima di proseguire, qualche precisazione sui contenuti.
Abbiamo cercato di salvaguardare la nostra riserva indiepop,
escludendo ove possibile brit-pop e deviazioni affini. Una
congenita e incurabile anglofilia ci ha portato a trascurare
gran parte della scena spagnola, giapponese, svedese: chiediamo
venia, ma il diritto di nascita ha la sua importanza.
Fermi nella nostra convizione storica (che data la nascita
dell'indiepop alla metà esatta degli anni 80 in UK), la selezione
dei dischi comincia dal 1985, con alcune indispensabili eccezioni:
Orange Juice, Girls at our Best, TVP e Jesus and Mary Chain
- ovvero i quattro che in maggior misura hanno contribuito
a forgiare i restanti 96 titoli - più qualche album che ha
preceduto di pochi mesi ciò che sarebbe venuto, e da esso
indistinguibile per sostanza e stile.
Le regole: un album per gruppo, senza eccezioni. Anno ed etichetta
sono quelle della pubblicazione originale. Nessuna classifica,
ma una separazione tra i venti titoli che definiremmo indispensabili,
più altri ottanta che fato, intuizione e opportunità hanno
voluto inseriti in questo listone.
Molti dei dischi inclusi sono raccolte di singoli: non sorprenda,
in un genere che è stato soprattutto questione di sette pollici
e 45 giri, di trovare così tante raccolte postume o esumazioni
tardive; la riscoperta è nel gioco dell'indiepop. Allo stesso
tempo abbiamo creduto di favorire il lettore indicando spesso
i pezzi più "forti" di ogni album, proprio per invitare all'assaggio.
E' bene tenere presente che si tratta di una lista di genere,
e che mai nella discografia dei My Bloody Valentine ci sogneremmo
di anteporre "Ecstasy and Wine" a "Loveless"; ma uno è un
disco indiepop e l'altro è qualcosa di diverso.
Siamo consapevoli di aver lasciato fuori moltissimi artisti
meritevoli, ma se lo sdegno vi assale pensate a questo: nemmeno
GQ ha messo Kate Moss tra le cento donne più belle del 2004.
Agli esclusi rimane la promessa che sulle pagine di indiepop.it
ci sarà sempre posto per loro, che si chiamino Delgados, Darling
Buds, Aislers Set, Ballboy, Concretes, Family, Lilac Time,
Cherry Orchard, Mr Wright (basta, o arriviamo sino a fondo
pagina)-
In ultimo, i doverosi crediti e ringraziamenti: la selezione
dei dischi è frutto di lunghissime discussioni tra Salvatore,
Fabio e Alessandro, e quindi è con loro che dovete prendervela.
La stesura delle schede ha avuto luogo in larga parte sull'asse
Como-Roma, con cospicui contributi giunti da Messina e da
un prezioso gruppo di persone senza le quali le pagine che
seguono sarebbero rimaste un sogno, e che andiamo a ringraziare
in ordine rigorosamente sparso: Davide, Enrico, Enzo e LaLaura,
Cristiano, Antonio, Filippo.
NOTE FOR ENGLISH READERS: The list is not ranked, and it's
split in two parts: the 20 records we considered the most
important (from an "historical" perspective), and
the 80 remaining titles. Both list are ordered alphabetically.
So now you know :)