Ancora pareti e ancora sudore sul collo,erano giorni difficili,lui non si decideva a reagire e io sinceramente ne avevo abbastanza dei suoi maledetti puntini di sospensione, li lasciava ovunque, persino in un fottuto ciao, persino quando non c'era niente da lasciar intendere...
Erano giorni difficili, era arrivato il giorno in cui avrei preso una posizione.
Andai a casa di Dario, avevo un paio di stivaletti neri sporchi, il gonnellino di Vale e la maglia sbiadita dei Pixies...l'avevamo comprata insieme parecchi baci fa.
Camminavo veloce, come quando non vedi l'ora di arrivare in un posto, solo che io di voglia di arrivare ne avevo veramente poca.
Cominciavo a sentire l'effetto della canna che avevo fumato con Robi prima di uscire, cominciavo a rilassarmi a ripetermi nella testa le frasi scandendo innumerevoli volte tutte le parole, avevo freddo.
Mi veniva da cantare quella canzone che ricorda i bagni al mare, i primi amori, la spensieratezza di avere sedici anni...così speravo di ammalarmi, o perlomeno che si infettassero i bar.
Piccoli omini gialli vendevano magliette traforate e reggiseni imbottiti per le strade quasi deserte, piacenti signore con rossetti colorati passeggiavano a fianco di uomini troppo stanchi per scappare via, con gli occhi semichiusi e le mani in tasca. Chissà dove sono finiti i loro sorrisi, chissà se ancora ci credono nell'amore...io personalmente no.
Si abbassava velocemente il sole, si coloravano di argento i bordi dei marciapiedi dove le puttane si riposavano il cuore e le gambe.
Ancora pochi minuti e sarei arrivata, il silenzio non mi facilitava le cose, anzi mi dava agitazione...decisi di fermarmi a bere una birra al bar delle streghe, c'era da allungare un po la strada ma di fretta in tasca non ne avevo e cosi svoltai a destra sul corso affollato.
Il bar era infestato da ragazzine e uomini di bassa statura, ridevano tutti mentre il signore dietro al bancone faceva commenti rivolti alle cinque ragazzine vicino al buffo specchio a forma di pentola.
Sul soffitto erano disegnate due streghe, anche loro ridevano,a nche io alla fine mi misi a ridere...
Appoggiai i gomiti al bancone e ordinai una birra, i tipi dalla risata facile smisero di ridere e iniziò un delicato guardare in direzione mia. Forse delicato non è la parola giusta, diciamo che me ne accorsi subito e così terminai la birra il più velocemente possibile e me ne andai .
Dai piccoli autoparlanti arrivavano le note della canzone...disarmante.
A labbra stette iniziai a canticchiare, fumavo venti sigarette e groppo in gola e secca sete di te...potrei scambiare i miei Le Ore con te...ah i Baustelle, piccoli, infilati nelle cuffie, stretti e stupiti, quanto amore, gonfiare le parole di ingenua adolescenza.
Uscii dal bar.
Percorrendo il corso in direzione opposta mi resi conto che ancora non avevo chiamato Fra per confermare la mia collaborazione al suo progetto da un milione di dollari così presi i pochi spiccioli rimasti e feci la famosa telefonata a Fra, inutile dire che fuso com'era avrà capito ben poco della marea di stronzate che ripetevo alla cornetta, ma capì che sarei partita con lui.
Riagganciai e felice di aver preso quella che a me pareva la decisione giusta mi incamminai verso la casa di Dario.
Passi lenti e decisi questa volta, pronta ad affrontare la bestia, pronta a sigillare con il sangue un lungo e doloroso addio.
Traboccava di farfalle l'albero di pere del giardino di Silvia, mi fermai a guardarle indecisa se passare a farle un saluto o meno, tubavano e si mescolavano alle foglie, ero ancora fusa e non capivo se stavo a guardare per quella ragione o perchè volevo ritardare la litigata furiosa che mi aspettava.
Ok, vado, mi dissi proprio così, passo dopo passo, con la testa bassa, decisa a non temporeggiare oltre, decisa, furiosa, delicata come quelle farfalle sull'albero di pere, furiosa e scostante con le decine di marocchini che mi chiedevano se volevo qualcosa da fumare.
Mi sedetti sui gradini della chiesetta e preparai la mia canna della tranquillità.
Subito sono scattai in piedi, lanciando il mozzicone, suonando nervosamente il campanello almeno 5 volte...rispose Simo....
"Ciao Simo,c'è Dario?"
"No,è partito...mi dispiace... ma non te lo ha detto...non so quando tornerà, forse...boh non ne ho idea..."
Non risposi niente,avevo solo le mani come impazzite davanti agli occhi diventati lacrime...
Mi girai verso la strada, e iniziai a vomitare.
Emanuela Trapani