"Ecco perché non
vogliamo essere bravi,
siamo prigionieri del Rock and Roll"
Neil Young, Prisoners Of Rock'n Roll
Il
fulmine cade alle quattro di notte, mentre siamo fermi in
macchina a due semafori dal suo studentato. Mica un fulmine
a ciel sereno, no, che il cielo non fosse più sereno l'avevo
capito da un bel po'. Anche stasera, con i ragazzi, e dopo,
al pub, tutti quegli strani silenzi si notavano, a starci
un po' attenti. Si capiva, ad avere un po' d'intuito, che
qualche tempesta si stava preparando.
Siamo fermi in macchina a due semafori dal suo studentato, ed Emma si è preparata il discorsetto per tutto il viaggio, immagino. Lo ha redatto mentalmente intanto che uscivo dalla tangenziale e mi facevo ingoiare dalle torri gigantesche della Fiera, la vedevo, Emma, che si agitava e fumava nervosa nel suo lunghissimo silenzio preparatorio.
E finalmente, davanti all'unico semaforo non lampeggiante e a meno di un minuto dal suo studentato, Emma prende coraggio e sospira: -Senti...-
Ecco, per quanto mi riguarda, potrebbe evitare di aggiungere altro. Per quanto mi riguarda potrebbe tranquillamente finirla qui.
Che tanto so benissimo cosa vuole dirmi e si può evitare di sprecare parole, questo Senti sospirato e introduttivo lo conosco così bene, l'ho sentito tante di quelle volte, che Emma la potrei interrompere prima che scatti il verde e dire in vece sua Guarda, conservati il fiato e risparmiati il discorsetto, tanto lo so benissimo cosa vuoi dirmi, vuoi dirmi che ti dispiace ma non si può più andare avanti così, che non è colpa di nessuno, che io sono stato tanto gentile e carino ma il problema non è mio, il problema forse è tuo, perché negli ultimi tempi non ti divertivi più, e questo, scusami, te lo si leggeva in faccia, vuoi dirmi che negli ultimi tempi non era nient'altro che routine, per te, che ti dispiace ma non ce la fai più a fingere per quieto vivere, questo, vuoi dirmi, no?, ecco, potrei farlo io, il discorsetto, in vece sua. E invece sono stanco e demotivato e mi scatta l'abulia da ripetizione degli eventi, la faccio parlare, lascio che snoccioli il previsto e prevedibile sermoncino sulla routine e sul non divertirsi più, sermoncino uguale preciso a quello che avevo anticipato. Se non dovessi tenere le mani sul volante, mi tapperei le orecchie facendo dei versacci per non sentirla.
Solo all'ultimo semaforo prima dello studentato, intervengo per soddisfare una curiosità personale.
Domando: -C'entra quel tizio che suona funky e fusion, Derek, non è vero? Vi ho visti che parlavate, l'altra sera, dopo il concerto, non me la prendo, è solo per sapere. C'entra in qualche modo Derek?-, ed Emma, pronta e prevedibile: -No, no, Derek non c'entra niente di niente, non ho mica voglia di tuffarmi in un'altra avventura così, subito, è che non ho più gli stimoli giusti, capisci? Adesso ho intenzione di prendermi una pausa, buttarmi nello studio, cercare la mia strada. Davvero, mi prendo una pausa, sto a riposo per un po'-.
E che altro dovrei dire, adesso, io?
Sotto lo studentato sono calmo e controllato, scendo dalla macchina, apro il baule, la aiuto pure a scaricare la sua roba. Ci congediamo più cordialmente possibile, Emma dice: -Magari una sera ci vediamo per bere una birra, anche con gli altri ragazzi, magari-, io dico: -Sì, sì-, pensando a tutte le birre con i ragazzi che in teoria avrei dovuto bere e che naturalmente non ho mai bevuto, in situazioni analoghe a questa.
Torno a casa pensando che bisogna ricominciare da capo, da zero. Bisogna ricominciare, mettersi in caccia, un'altra volta, e la mattina dopo mi sveglio con la voglia di spaccare i muri a martellate, tanto che sono represso e nervoso.
All'ora di pranzo mi chiama la Betty, vuole accordarsi per sabato sera. Le dico di Emma, già che ci sono.
-Eh- dice la Betty -un po' si vedeva negli ultimi tempi, era assente, andava avanti come un robot, aveva perso tutto l'entusiasmo, e adesso?-
-E adesso- dico io -cosa vuoi fare, adesso si torna in caccia, si ricomincia da zero, ci son tanti pesci nel mare, no?-, mi escono queste frasi brillanti e originali, quando devo ricominciare da zero per l'ennesima volta. Quando sono triste e scarico come adesso, in questo preciso momento.
Saluto la Betty, torno a vagare per la casa con la voglia di spaccare i muri a martellate.
Nel pomeriggio, un poco mi riprendo. Mi torna addosso lo spirito positivo, io sono sempre pronto, a farmi irradiare dallo spirito positivo.
Va bene, mi dico, Emma aveva fantasia, ci sapeva fare, piaceva a me, piaceva alla Betty, piaceva a tutti, ma ci son tanti pesci nel mare, gettiamo l'amo e qualcuno abboccherà. Uomo o donna che sia, questo non importa.
Allora ripeto la solita manfrina, che tanto ormai ci sono più che abituato. Scrivo il solito annuncio. Getto l'amo. L'ultima volta, appesa all'amo dell'annuncio, era venuta su Emma.
Era anche brava, Emma. Vacca d'un giuda.
Vado ad appenderlo nella bacheca di Quadrophenia, il mio annuncio. Ci ho scritto Band già avviata con date live in vista cerca bassista, non mostro di tecnica ma con lo spirito rock. Pezzi nostri, qualche cover. Sotto, prima dei numeri di telefono, ci ho scritto la lista delle band di riferimento. Un paio ultranote, un paio semisconosciute, un paio semiconosciute, giusto per far capire che siamo degli intenditori, sì, ma non degli snob del cazzo.
Ultimo nome, gli Irish Coffee. Un gruppo che non conosce nessuno, giusto per vedere se tiro su un vero, autentico esperto.
Era proprio brava Emma, miseria boia.
Sapeva fare anche lo slap.
E' sempre la solita vecchia storia, sempre quella. Fondi un gruppo, buttate giù qualcosa, vi date delle gran pacche sulle spalle, complimenti per 'sto pezzo, grande idea, senti l'assolo, sparlate degli altri gruppi che gravitano intorno alla sala prove, andate a bere insieme, preparate il debutto con cura e apprensione.
E poi, un bel giorno, il vostro bassista decide che il rock è limitante. Che è troppo poco, il rock, per appagare la sua straripante creatività.
E vi lascia per andare a suonare funky.
O fusion.
Io avevo fondato questo gruppo chiamato Sickboys, e per cercare i componenti non ero andato troppo lontano. Io giro sempre con i soliti tre amici, l'Orrido, Lobo, la Betty, sempre quelli.
Allora, per trovare la cantante dei Sickboys, c'era voluto niente. La Betty aveva provato per sei mesi in un gruppo postgrunge di Granarolo, il bassista e il chitarrista si erano innamorati di lei -tutti e due- lei si era scopata il batterista, il gruppo si era sciolto prima del debutto.
E dopo si era messa a cantare in un gruppo punk di sole ragazze, avevano anche debuttato, venti minuti come gruppo spalla di un'altra band di sole ragazze. Solo, la Betty aveva pensato bene di avere una storia torrida e breve con la bellissima chitarrista di questo suo gruppo punk di sole ragazze. Le altre ragazze l'avevano presa male, la Betty era stata cacciata, era uscita dalla band lanciando anatemi. Allora, in qualità di mia migliore amica, era diventata la cantante dei Sickboys.
Sul nome aveva avuto un po' da ridire, inizialmente. La storia del Boys, capite.
Ci avevo messo un po' a spiegarle che il nome era un omaggio a Trainspotting. Alla fine aveva capito.
La Betty, be'. Quando parlo di lei agli amici di secondo piano che ancora non la conoscono, quando racconto di tutte le sue assurde storie d'amore e dei suoi mille fidanzati, quando gli amici di secondo piano finalmente la conoscono spesso restano delusi. -Ma come- mi dicono -ci aspettavamo chissà cosa, non è mica 'sto granché, sembra un maschiaccio-. Sono gli stessi che un mese dopo mi telefonano a pezzi, in lacrime, in cerca di uno straccio di consiglio. Quelli che singhiozzano disperati: -Ma cos'ha detto la Betty di me?, ma cos'ho fatto di sbagliato?, ma dici che ho speranze?-
Il batterista dei Sickboys è il mio più vecchio amico in assoluto, un sosia triste di Kurt Cobain che chiamiamo Lobo. Uno con i capelli davanti alla faccia e delle magliette color giallino pallido, arancione smunto, color latte cagliato, color rosino triste, Lobo è triste, triste, inesorabilmente triste.
Prima di conoscere la Betty, prima di innamorarsi della Betty, prima di diventare depresso cronico per colpa della Betty, in un'altra vita, faceva il batterista trash-metal.
Allora, siccome Lobo soffre per la Betty da tantissimi anni, ha scelto di fare il batterista nel nostro gruppo. Così, ogni volta che suona, ha il culo della Betty dritto preciso davanti agli occhi. La Betty, che quando canta ha due movimenti alternati, lento e sensuale ondeggiamento del bacino in senso rotatorio, oppure movimento dei fianchi su e giù, a stantuffo. Così Lobo suona ancora più frustrato ed incazzato. Come piace a me.
Che dei Sickboys sono il chitarrista.
A questo punto, l'ideale sarebbe stato reclutare l'Orrido al basso. Mancava solo lui, sarebbe stato perfetto avere al basso quest'uomo di meravigliosa bruttezza, faccia da motoraduno, cranio lucido e rasato, baffoni spioventi, pantaloni di pelle e maglietta degli Ac/Dc vita natural durante. Centoventi chili. Uno che sa rullarsi una canna con la sola mano destra, mentre con la sinistra si gratta le palle. Che sa rullarsi una canna mentre poga come una trottola gigante. Che sa attraversare un pub affollato con tre pinte in una mano, l'altra mano sempre a grattarsi le palle.
Sarebbe stato meraviglioso, sì, ma l'Orrido si è chiamato fuori. Si è scelto il doppio ruolo di manager e capoclaque, nel senso che lui ci trova i posti in cui suonare -generalmente nel giro dei suoi amici schizzati di cervello, gente che si fa chiamare Megaminchia, Tommy il Cesso, Toro Meccanico-, quando saliamo sul palco si sbatte in prima fila sotto l'asta del microfono, con gli occhietti porcini ben piantati sulle gran belle bocce della Betty, a intervali regolari si gira verso il pubblico e lancia un urlo belluino con la sua voce da impastatrice di cemento, scatenando il tripudio e l'entusiasmo. Se il pubblico è freddo e poco partecipe, l'entusiasmo sale alle stelle per puro e semplice terrore.
L'unico elemento esterno dei Sickboys, a questo punto, era diventato il bassista.
Il bassista l'aveva reclutato la Betty in sala studio, un tipo un po' cupo, un po' punk, un po' missionario, uno che si faceva chiamare Battagliero. Uno dall'aspetto e dal linguaggio molto fine anni settanta, alzare il livello dello scontro, estremizzare, estremizzare, estremizzare. Come bassista non era un granché, ma, be', neanche noi siamo dei gran musicisti, ad essere sinceri.
Poi, un giorno, il nostro bassista barricadero era scomparso. Scomparso, letteralmente, dopo avermi anticipato con l'occhio del folle i grandi progetti politici e le imprese sensazionali che stava preparando. Forse era sparito nella giungla boliviana lasciandomi il basso nel baule della Panda, non lo so. Dopo un po' mi ero rassegnato alla sparizione, avevo appeso il primo di molti annunci Cercasi bassista sulla bacheca di Quadrophenia, avevo reinventato a mio uso e consumo la legge sull'usucapione dei bassi abbandonati nel baule, e avevo venduto il basso del Battagliero.Bello scassone, detto tra noi. Mi ci ero giusto comprato due pedalini per la chitarra. Usati.
E' che i bassisti sono un po' come gli idraulici. Sanno di essere indispensabili e specializzati, così vengono quando gli pare, se ne vanno quando vogliono, se la tirano, i bastardi. Gli idraulici, quantomeno, non passano alla scultura da un giorno all'altro perché avvitare tubi limita la loro creatività.
Comunque, tra il Battagliero ed Emma, di bassisti strani ne abbiamo avuti per cinque vite. Uno fissato con quella merda di nu metal. Uno satanista e psicotico. Un vecchio metallaro alla frutta. Un ex chitarrista alla terza lezione di basso.
Di tutto, abbiamo avuto.
Una settimana dopo, per aggiungere tristezze su tristezze, mi arriva la soffiata dal gestore della sala prove.
Emma è la nuova bassista di Derek.
Suonerà funky.
E fusion.
Cazzo.
Gianluca Morozzi