Se
ben ricordo camminavo per il parco. Non pioveva anche se non
sarebbe stato male. Sai, coreografia.
Ma
per me era come se piovesse. Cercavo di immaginarmela la pioggia,
di sentirla.
Ecco,
non credo sia difficile immaginare di vivere in bianco e nero,solo
io vivevo come se piovesse.
Passavo
bagnato fradicio sotto quel sole-era giugno ma il caldo mordeva,giuro
mordeva- e incontravo i soliti volti noti, scambiavo saluti
fugaci e mi perdevo in chiacchiere silenziose. Eppure non era
passato molto tempo da IERI, solo un paio di notti, nulla più.
IERI era sole, sorrisi come se e risate, neanche se.
IERI
mi sembrava di vivere in quella canzone dei Blur, sai Tender,
con quel mood che è così allegro che ci prova sì a creare la
tristezza, tenta di costruirla e li puoi vedere quei quattro
ragazzi chiusi in uno studio di registrazione, sorridenti.
Cerchiamo
un po' di tristezza! E Damon che parla.
ok!-
(sezione ritmica)
Si,
forse Graham magari te lo immagini in un angolo, un po' musone
un po' alcolizzato. Ma è contento di recitare quella parte,
happy sadness.
Dicevo
che IERI era finito e oggi, bagnato fradicio mi godevo la mia
divisa da VERO TRISTE APPENA SCAMPATO AD UN (FINTO) NAUFRAGIO.
Finto
perché l'iceberg l'avevo avvistato sette-otto mesi prima e di
scialuppe di salvataggio, leggi ragazze adolescenti consenzienti,
ne avevo non dico in abbondanza ma, beh, ne avevo. Così addobbato,
certo più che ad un naufrago somigliavo ad ricco che smarrisce
il biglietto vincente della lotteria e poi, con un sospiro di
sollievo ed un sorriso fiacco, lo ritrova nel cassetto da cui
non si era mai mosso. Giacca di velluto chiara a coste fini,
toppe ad hoc per donare un'aria vintage, jeans super stirati
ma con strappi dichiarati naturali ma in realtà allagarti di
nascosto, camicia bianca stretta stretta reduce dal negozio
che la nonna di un amico aveva nei (sopravvalutati petomani)
anni 70, clarks tenute insieme a forza da consistenti trattamenti
a base di colla e bestemmie.
Avevo
letto in un romanzo che in queste situazioni qualcosa DEVE succedere
per forza e a me, finora, non era successo nulla.
Così
me ne entrai fradicio e umido in un pub, sapete lo stereotipo
del pub, e davanti ad una birra, postura da filosofo avanti
nei pensieri mi misi in attesa.
Ed
è allora che il mio cellulare si mise a squillare, suoneria
ring ring of course, così forte da disturbare i vicini.
I
vicini, va beh, la vicina, una vecchia maestra in pensione.
Era
Carla e diceva che, beh niente, non le sarebbe dispiaciuto trascorrere
la serata con me, per parlare un po' e bere un paio di birre.
ALCOOL
+PAROLE=SESSO SICURO.
Va
beh non sempre ma in questo caso.e poi stiamo parlando di Carla!
E
quindi doccia, gel, profumo, vestiti eleganti ma non troppo
e magari mutande firmate chè non si sa mai.
Voi
che dite, mutande firmate?
Che
poi in un sondaggio, su una rivista nella sala d'attesa del
dentista ho letto che il 68% delle donne trova i boxer incredibilmente
più sexy ma io, cosa volete farci, proprio non li sopporto e
poi sono certo che Carla appartenga al restante trentaduepercento.
Cena veloce e subito a bere e guardarsi e toccarsi e ridere
e fingere di baciarsi e baciarsi sul serio.
E
finire la serata nella macchina di lei e rotolarci sull'erba
e sussurarsi parole dolci come due innamorati. Neanche lo fossimo
davvero. Magia. Magia davvero.
Non
so se riuscite a vederla la mia vicina di casa ormai disperata
perché lo odia questo cazzo di cellulare che urla.
E
non so se riuscite a vedere me, malinconico al pub che mi maledico
perché ho dimenticato il cellulare a casa e un amico a cui esporre
i miei problemi, beh, l'avrei chiamato volentieri.
E
non so se riuscite a immaginare la mia faccia quando rientro
a casa bagnato triste solitario y final e prima di correre a
vomitare in bagno do un'occhiata al cellulare.
Nove
chiamate senza risposta ed un unico nome. Carla.
Giuseppe Bottero